Sicuramente tra i disturbi/disagi mentali/psichici più comuni la depressione è la patologia più frequentemente riscontrata nell'essere umano.
Numerosi infatti sono i casi di persone che soffrono dei cosiddetti disturbi dell'umore il cui più comune è appunto la depressione.La depressione, si può manifestra in molte forme, dal ieve a grave, in ciascuno dei casi però determina un radicale cambiamento della vita di chi ne soffre. Cambiamento che porta il paziente a non riuscire più a provare piacere nella vita.
La depressione è una patologia la cui manifestazione clinica principale è rappresentata proprio dai cambiamenti dell’umore. Cambiamenti improvvisi a volte, generati da eventi che sembrano inspiegabili. Cambiamente che portano chi ne soffre a vedere tutto il mondo e la propria vita come qualcosa di orribile e triste.
Questa patologia spesso viene sottodiagnosticata e frequentemente trattata in maniera non adeguata. La sintomatologia della depressione maggiore, la sua forma più grave, è molto complessa e si sviluppa su vari aspetti della psiche umana che interagiscono tra loro. Si può comunque asserire che è caratterizzata da una serie di sensazioni negative quali: tristezza intensa e disperazione, ma nonsolo, infatti si manifestano conseguenze di natura cognitiva quali rallentamento mentale, mancanza di concentrazione. Oltre ad una serie di stati d'animo negativi verso la propria persona che portano a pessimismo, agitazione, senso di colpa e più in generale perdita d’interesse e di piacere verso tutte le attività.
Si possono verificare anche cambiamenti di ordine somatico, in particolare nella depressione grave o “melanconica”; tra questi vi sono insonnia o ipersonnia, anoressia e perdita di peso, talvolta bulimia, diminuzione dell’ energia e della libido, alterazioni dei normali ritmi circadiani, della temperatura corporea e di molte funzioni endocrine. Inoltre il 10% degli individui affetti da questo disturbo manifesta episodi di comportamento suicida.

La vulnerabilità di un individuo a questa patologia è in parte dettata da fattori genetici come è stato evidenziato da vari studi. Altri fattori sono invece di carattere ambientale come lo stress, forti traumi, infezioni virali o eventi casuali di alterazione del processo di sviluppo del cervello. Questi fattori esogeni, in individui predisposti, possono portare allo sviluppo della depressione. Infatti la depressione spesso è descritta come una patologia stress-correlata, e questo è evidenziato dal fatto che gli episodi di depressione frequentemente accadono in concomitanza di vari eventi stressanti.
Un importante ruolo nell’eziogenesi della depressione è svolto dalle monoamine, in particolare dalla serotonina e dalla noradrenalina che è stato dimostrato essere ridotte nelle sinapsi di soggetti depressi. Inoltre è stato osservato che gli antidepressivi agiscono aumentando i livelli sinaptici di questi neurotrasmettitori. L’aumento della quantità di neurotrasmettitori rappresenta solo la tappa iniziale dell’azione dei farmaci antidepressivi, in quanto a lungo termine si verifica una serie più complessa di eventi intracellulari che portano a modificazioni adattative di tipo secondario.
Anche se tuttora l’eziopatogenesi della depressione non è completamente chiarita, molti studi sono stati fatti per approfondire queste conoscenze. Da tali studi è emerso che diverse funzioni fisiologiche sono alterate nel corso della patologia. In particolare sono state trovate:
Alterazioni neurotrasmettitoriali: le amine quali noradrenalina, dopamina e soprattutto serotonina sono ridotte in specifiche aree cerebrali e come detto in precedenza farmaci potenzianti la trasmissione monoaminergica, in particolare farmaci che modificano selettivamente il metabolismo della serotonina incrementandone i livelli sinaptici, sono impiegati nella terapia.
Alterazioni neuronali: studi post-mortem condotti in pazienti depressi hanno evidenziato alterazioni dell’espressione di particolari proteine come le neurotrofine in alcune aree cerebrali come l’ippocampo. Questi ed altri studi mostrano inoltre atrofia dei tessuti ippocampali in pazienti depressi non trattati con antidepressivi.
Alterazioni a livello endocrino: in un’alta percentuale di pazienti depressi è stata descritta una disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), una sua iperattivazione ha come esito finale l’iperproduzione di cortisolo, ormone secreto in risposta a eventi stressanti. Un eccessivo rilascio di glucocorticoidi produce una diminuzione della neurogenesi ed una degenerazione delle cellule nervose. E’ stato inoltre osservato che un trattamento con antidepressivi reverte questo processo attraverso un ripristino della neurogenesi. Altri studi dimostrano una correlazione di causa-effetto tra ipercortisolemia e stati depressivi e non viceversa.

La depressione va incontro a risoluzione spontanea in buona parte dei casi, sono state tuttavia sviluppate varie forme di terapia.
La terapia farmacologica mira alla riduzione sintomatologica, alla riattivazione dei processi di neurogenesi amplificati appunto dell’impiego degli antidepressivi, alla ripresa del funzionamento psicosociale ed alla prevenzione delle eventuali ricadute.
La psicoterapia è invece indirizzata a risolvere aspetti quali struttura della personalità e caratteriali, relazioni sociali, modificazioni del comportamento, modificazione della visione di sé stessi e del futuro. Attualmente si considera ideale l’approccio integrato che prevede la sinergia di terapia farmacologica e psicoterapia.
In alcuni casi è utilizzata anche la terapia elettroconvulsivante, che prevede l’impiego di shock elettrici, soprattutto quando non vi è risposta alla terapia farmacologica.

l'attività fisica come strumento contro la depressione


Diversi studi hanno oramai dimostrato come una regolare attività fisica sia in grado di promuovere un miglioramento in persone che soffrono di questo disturbo.
Studi condotti da vari gruppi di ricerca in diversi paesi hanno evidenziato che un periodo di alcune settimane di attività fisica sia di tipo aerobico che di tipo anaerobico hanno portato a un progressivo miglioramento dei sintomi in pazienti depressi.
In particolare Martinsen ha condotto uno studio in cui pazienti depressi sono stati suddivisi in due gruppi ed hanno eseguito un'ora di allenamento tre volte la settimana per 8 settimane, un gruppo ha svolto solo attività aerobica, mentre l'altro solo anaerobica; alla fine dello studio entrambi i gruppi hanno ottenuto un miglioramento significativo dei sintomi della depressione che vengono valutati attraverso specifiche scale di valori.

Altri studi hanno voluto verificare gli effetti dell'attività motoria sulla produzione delle neurotrofine, essendo già noto il legame tra depressione e neurotrofine stesse. In questi studi condotti su ratti è emerso che l'attività fisica aumenti i livelli di espressione di BDNF nell'ippocampo.
Inoltre Radak ttramite ulteriori esperimenti condotti sempre su ratti, dimostra come non solo l'attività fisica aumenti la produzione di BDNF e NGF, ma che l'inattività ha l'effetto contrario e riduce l'espressione delle suddette neurotrofine.
Alla luce di queste scoperte diversi ricercatori sono ormai convinti che l'attività fisica potrebbe diventare una possibile alternativa ai farmaci nella terapia della depressione, oppure un valido supporto ad essi per favorire la guarigione delle numerose persone affette da questa patologia.

Il personal trainer, il professionista del fitness e l'istruttore in genere devono valorizzare l'attività fisica come strumento per combattere questa patologia consigliando di svolgere attività motoria a chi già ne soffre e spiegando alle persone comuni che l'allenamento si è dimostrato un valido mezzo anche nel contrastare i distrubi depressivi e dell'umore in genere.

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a cura di Nicola Sacchi



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